REGGIO EMILIA – Lo scorso 29 gennaio ci aveva inviato un video girato con il telefonino in cui raccontava la vita a Shanghai dopo la diffusione del Coronavirus. Lui è Federico Maurilli, 47enne reggiano, manager di una multinazionale finlandese che opera nel settore meccanico. Vive da 5 anni nella metropoli cinese, insieme a moglie e figli: Shanghai conta 20 milioni di abitanti e dista 800 km da Whuan, al 31 gennaio i casi di contagio accertati risultavano 153.
La famiglia Maurilli è ora rientrata in Italia su richiesta della stessa azienda a causa dell’emergenza sanitaria. Ma come, dato che i collegamenti aerei tra Cina e Italia sono bloccati? Il viaggio è avvenuto con due voli distinti: da Shanghai a Mosca e poi da Mosca a Bologna. I reggiani sono stati visitati all’aeroporto di Shanghai ed è stata stata misurata la temperatura corporea anche nello scalo della capitale russa.
Una volta a Reggio, Federico Maurilli ha contattato, per senso civico e scrupolo personale, l’azienda Usl e anche il numero di emergenza nazionale dedicato al Coronavirus, informando che lui e i suoi famigliari erano appena rientrati dalla Cina. Dalle autorità sanitarie sono giunte alcune raccomandazioni base: misurare la temperatura per un periodo di 14 giorni, quello di incubazione del virus, verificare l’insorgenza di alcuni sintomi quali tosse o difficoltà respiratorie ed evitare di frequentare luoghi affollati.
Terminato questo periodo di precauzione il manager reggiano non farà ritorno in Cina, l’azienda lo destinarà ad un’altra sede, probabilmente in Europa.
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