REGGIO EMILIA – “Mi sembra di rinascere. Ora ci sentiamo al sicuro”. Sono le prime parole di Paolo Ghiddi, uno dei 56 italiani rientrati da Wuhan, la metropoli cinese da cui è partita l’epidemia di Coronavirus e nella cui area si registra il maggior numero di contagi e di decessi. Ghiddi era sul volo atterrato all’aeroporto militare di Pratica di Mare. Residente a Salvaterra di Casalgrande, è un tecnico elettronico dipendente di una ditta di Rubiera, la Elettrica77: si trovava nel paese asiatico, insieme ad alcuni addetti del Gruppo System di Fiorano, che opera nel settore ceramico, per effettuare l’installazione di un macchinario in un’azienda locale.
Tutti i passeggeri sono stati sottoposti, al loro arrivo, ad una visita medica per poi essere trasferiti alla base militare della Cecchignola, alla periferia sud della Capitale, a bordo di due pullman scortati dalle forze dell’ordine. Lì dovranno rimanere in isolamento per 14 giorni: questo, infatti, il periodo in cui si stima avvenga l’incubazione del coronavirus. Tra loro al momento non ci sono casi di positività alla patologia. “Il viaggio è stato impeccabile, così come l’organizzazione” ha fatto sapere Ghiddi.
Insieme al tecnico di Salvaterra ci sono i colleghi modenesi Luciano Catti e Michel Talignani, il primo risiede a Castellarano, il secondo è il genero di Renzo Corni, calciatore della Reggiana alla fine degli anni 60 e poi direttore sportivo granata alla fine degli anni 80, con Marchioro allenatore.
“Ci hanno accolti benissimo – sono le parole di Ghiddi rilasciate all’Ansa -, era presente anche il viceministro alla sanità Pierpaolo Silieri a cui bisogna fare i complimenti. Una volta arrivati ci hanno fatto le prime visite mediche e poi ci hanno disinfettato tutti i bagagli”.
“Ora resteremo almeno 15 giorni in quarantena – spiega Ghiddi – ognuno ha la sua stanza e poi c’è un’area comune dove possiamo interagire tra di noi, con mascherine e rispettando alcuni accorgimenti. Stiamo tutti bene fortunatamente, peccato per il giovane 17enne che è dovuto restare in Cina. Non lo conosco, ma mi dispiace tantissimo. Potrebbe essere mio figlio e mi auguro possa rientrare presto anche lui. La mia famiglia? Li sento costantemente, ma li posso vedere solo in videochiamata ora. Abbiamo passato 5-6 giorni di apprensione quando sono rimasto bloccato dentro lo Sheraton Hotel, ma adesso siamo tutti più tranquilli”.
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