REGGIO EMILIA – Tra le tante attività che si sono fermate a causa dell’emergenza Covid 19 ci sono quelle della cultura e del tempo libero. Uno stop che proprio per la natura aggregativa di queste attività rischia di essere molto lungo. Cominciamo allora a capire cosa è successo e cosa potrà succedere nel prossimo futuro in questo ambito così importante per la vita sociale.
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Con 135 circoli, cinquantamila soci e più duemila volontari e operatori Arci è sicuramente l’associazione culturale e ricreativa più importante della nostra provincia. Da marzo tutte le attività sono ferme. Tra le iniziative più rilevanti che sono state sospese ci sono le programmazioni dei teatri di Cadelbosco Sopra e Bibbiano, i concerti di Loredana Berté ed Edoardo Bennato al teatro Valli mentre le attività del Cepam, la scuola di musica di Arci, che coinvolgono 75 docenti e oltre 1.600 allievi, sono trasferite per un buon 60% in modalità web. Tutto questo ha dei pesanti riflessi per Arci e per le tante persone che prestano la loro opera.
Stefano Bertini – Vicepresidente ARCI Reggio Emilia
“Ci preme sottolineare la crisi del meccanismo della socialità. Siamo una associazione no profit, che con l’economia ha a che fare – le parole di Stefano Bertini, vicepresidente di Arci – Eseguiamo pagamenti a chi lavora per noi. Non abbiamo quantificato, sicuramente il colpo sarà duro”.
Sul futuro è aperta una discussione con il Governo e benché alcuni circoli Arci abbiano intrapreso interessanti iniziative sul web, Bertini non è entusiasta dell’idea di un Netflix della cultura proposto dal Ministro Franceschini. “Siamo d’accordo che in questa fase si debbano dare segnali di vita, non siamo d’accordo nel pensare che un Netflix della cultura possa diventare un nuovo modo di stare insieme”.
Paolo Borciani
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