REGGIO EMILIA – E sembrano già pesantissime le conseguenze provocate dall’emergenza Coronovirus sui consumi. Ad eccezione del settore alimentare, le restrizioni della vita sociale degli ultimi giorni hanno prodotti danni seri a molte attività reggiane. E’ quanto emerge da una prima stima elaborata da Confcommercio provinciale e relativa all’andamento delle vendite da lunedì a ieri.
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Quasi il 90% in meno il giro di affari stimato per i negozi del centro storico a Reggio. I ristoranti lamentano un calo del 50% del fatturato, un calo che riguarda soprattutto la clientela serale. Percentuali che assumano proporzioni maggiori per i locali di cucina cinese e orientale in genere. Tra il 30 e il 40% il ribasso per bar e torrefazioni con diversi esercizi pubblici che stanno addirittura valutando la chiusura. Meno 70% il ribasso per il settore del commercio ambulante non alimentare.
Il quadro assume tinte fosche anche per il settore alberghiero e della ricettività in generale: si registra il 60% delle cancellazioni delle camere che erano state prenotate per la settimana in corso e il 100% delle camere prenotate per la prossima. 260 le presenze cancellate in febbraio e già 190 in marzo.
Si tratta di una prima stima, ancora da integrare e calibrare, ma che offre l’idea dell’impatto reale dell’emergenza coronavirus sul nostro territorio.
Per contro ci sono i dati caratterizzati dal segno più per il commercio alimentare. Le macellerie e le salumerie ad esempio hanno incrementato le vendite di oltre l’80%. Aumento dal 20% al 40% anche per i mini market. Del resto erano più che eloquenti le immagini degli assalti agli scaffali dei generi alimentari a lunga scadenza.
A livello nazionale – secondo Confcommercio, “se la crisi legata” al Coronavirus “dovesse protrarsi oltre i prossimi mesi di maggio – giugno, l’impatto sul Pil dovrebbe essere di 3-4 decimi di punto, pari a 5-7 miliardi di euro”.