REGGIO EMILIA – Le chiusure delle attività commerciali hanno avuto come conseguenza anche il nodo affitti con le morosità che rischiano di pesare su migliaia di negozi. Su questo interviene Confedilizia provinciale, che associa 1500 proprietari nel reggiano e avanza alcune proposte per far fronte a questa crisi nel settore.
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Inquilini e proprietari trascinati dall’emergenza Coronavirus. A quasi un mese dal Lockdown, cioè la chiusura della quasi totalità delle attività scattata dal 12 marzo, arriva l’allarme dei proprietari degli immobili che si trovano di fatto nella stessa situazione dei loro locatari: gli uni senza questa fonte di reddito e gli altri nella difficoltà o impossibilità di pagare gli affitti. Il Governo sarebbe già al lavoro sul Decreto Aprile che dovrebbe prevedere anche misure in questo senso ma oggi la situazione resta pesante.
Fare una stima numerica precisa è difficile ma parliamo di migliaia di attività commerciali sia a Reggio che in provincia. Il quadro tracciato da Confedilizia provinciale che rappresenta i proprietari immobiliari: “I proprietari di questi immobili vedono venir meno la fonte di reddito e incredibilmente devono continuare a pagare le tasse sui canoni che non percepiscono – spiega l’avvocato Annamaria Terenziani – Al momento l’unico aiuto arrivato dallo Stato è un credito di imposta del 60% all’inquilino sull’affitto pagato nel mese di marzo, ma solo se il negozio è in classe C1. Nulla è stato previsto per artigiani, laboratori e capannoni aziendali”.
Quali le proposte? “Occorre favorire il salvataggio dei rapporti a beneficio di tutti, utilizzando la prima leva a disposizione dello Stato: quella fiscale. E modificare la normativa commerciale, che risale al 1978. Dobbiamo rivedere tutto nell’ottica di una economia che dovrà ripartire senza i legacci del passato”.
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