REGGIO EMILIA – La funzione rieducativa è il principio che dovrebbe stare alla base delle pene inflitte. L’emergenza coronavirus rende ancora più difficile il rispetto di tale orientamento. Nei carceri sono stati sospesi i colloqui, le attività didattiche e quelle lavorative svolte in regime di semilibertà. Se per la maggior parte di cittadini restare al proprio domicilio significa comunque poter contare su strumenti, tecnologie e servizi che consentono una qualità di vita accettabile, lo stesso non vale all’interno degli istituti penitenziari. Per restare in contatto coi famigliari i carcerati non possono contare su modalità alternative di comunicazione come, ad esempio, la videochiamata. Ma questo non è che un aspetto del problema di essere detenuti al tempo del coronavirus.
Il direttore del carcere di Reggio, insieme con diverse realtà non profit fra cui l’associazione Senza Confini e la cooperativa L’Ovile, ha annunciatp l’apertura del Fondo Emergenza Carcere istituito presso Munus Fondazione di Comunità. La campagna di raccolta fondi servirà alll’acquisto di prodotti per l’igiene personale, la sanificazione degli ambienti di vita, l’acquisto di tessere telefoniche per mantenersi in contatto con i famigliari, per il sostegno ai detenuti più poveri e per il supporto ai detenuti interessati dal Decreto Cura Italia recentemente approvato dal Governo. L’attività a Reggio è portata avanti dal centro per il volontariato DarVoce.
Per donare IBAN IT25S 06230 12700 000041824762 intestato a MUNUS – Fondo Emergenza Carcere. I contributi versati godono dei benefici fiscali riservati alle onlus. Nella causale occorre specificare “Donazione per il carcere di Reggio Emilia“.