REGGIO EMILIA – I vescovi hanno fatto pressioni sul Governo per una riapertura anticipata e adesso si arriva al dunque. Le disposizioni sono stringenti e infatti, contrariamente a quello che si poteva pensare, diversi sacerdoti reggiani, sul cui capo pende la responsabilità legale, hanno comunicato di non essere pronti.
Un centinaio di chiese lunedì 18 maggio riaprirà al popolo, con la prima prova “festiva” il 24 maggio. Tuttavia, otto unità pastorali, comprensive di 52 chiese, non lo faranno per il momento, provando a essere a norma per il 31 maggio. Tra chi per ora non apre le zone di Scandiano e Casalgrande, Correggio, Novellara e Bagnolo, Roncadella e Pieve. “Non è la chiesa che vorremmo, è un momento di passaggio” ha ammesso il vicario del vescovo, don Alberto Nicelli.
In effetti, considerando la parola “chiesa” non nel suo significato di edificio ma in quello più profondo di vicinanza e di comunità, fa impressione vedere il Duomo di Reggio deserto e già pronto a quel metro di distanza tra le persone all’interno, che diventa un metro e mezzo sul sagrato. Quante persone potrà ospitare in contemporanea ciascuna chiesa dipenderà, ovviamente, dalle dimensioni dell’edificio.
Sicuramente il numero di messe in ogni chiesa aperta aumenterà, più o meno raddoppiando. Prendendo sempre il Duomo come esempio, qui le celebrazioni festive passeranno da due a quattro. Potrà contenere circa 160 persone alla volta, tutte a sedere, a fronte di celebrazioni pre Coronavirus in cui se n’erano viste anche mille.
I fedeli dovranno prenotarsi, e da lunedì sarà attiva l’applicazione Iovadoamessa; dovranno arrivare mezz’ora prima dell’inizio della celebrazione, farsi provare la temperatura, prendere il proprio segnaposto. In chiesa sempre seduti e con mascherina indosso, i bambini fino a 6 anni andranno tenuti dal genitore sulle ginocchia. Il sacerdote sarà l’unico autorizzato a non indossare la mascherina, ma se la dovrà mettere per la comunione: consegnerà l’ostia solo sulle mani dei fedeli a uno a uno, passando tra le sedie. No segno della pace, no processioni, no alla presenza del coro, vuote le acquasantiere.
Si stanno individuando molti volontari come addetti alla sicurezza: tra pettorine e gel disinfettanti, termoscanner e segnaposto, l’applicazione, la diocesi ha speso circa 100mila euro. Le cassette per le offerte saranno all’ingresso e all’uscita della chiesa. Il vescovo Massimo Camisasca chiede pazienza e responsabilità in una lettera inviata alle parrocchie.
Reggio Emilia Massimo Camisasca covid-19 emergenza coronarivus chiesa coronavirus