REGGIO EMILIA – Per far fronte all’emergenza Coronavirus l’Italia chiude quindi, Reggio Emilia compresa, fatta eccezione per le attività inserite nell’elenco di quelle “essenziali”. Così ieri sera il premier Giuseppe Conte ha annunciato a tarda serata: “Dobbiamo resistere, non c’è alternativa”, ha detto. Per le aziende la cui attività non è necessaria c’è tempo fino al 25 marzo per organizzarsi. La preoccupazione per il danno economico è altissima.
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Notte e giornata di lavoro, per le associazioni di categoria. E il lunedì alle porte sarà comunque di confusione. Dopo l’annuncio fatto dal presidente del consiglio Giuseppe Conte della decisione di chiudere, in Italia, tutte le attività produttive non essenziali, è iniziata la conta anche nel reggiano, col censimento dei codici Ateco, combinazione alfanumerica, inseriti nell’elenco delle attività necessarie. Per Unindustria Reggio coi suoi mille associati il responso, nel pomeriggio, è stato questo: “Poteva rimanere aperto meno del 20% delle attività e altrettanto di forza lavoro” dice il presidente Fabio Storchi. Rimangono aperti supermercati e negozi di generi alimentari, farmacie e parafarmacie, banche, poste e servizi assicurativi. Saranno poi garantiti i trasporti pubblici e quelle attività produttive collegate a quelle necessarie in maniera fondamentale. Per il resto, telelavoro.
“Una scelta molto dura che non avrei mai voluto veder applicata”. Fabio Storchi ha sempre sostenuto la necessità di tenere aperte le attività produttive, ma prende atto della decisione del Governo comunicata da un Giuseppe Conte molto teso: “E’ la crisi più difficile che il Paese sta vivendo dalla fine del secondo dopoguerra: non abbiamo alternative, dobbiamo resistere per noi e per i nostri affetti” ha detto il premier. Il presidente nazionale di Confindustria Vincenzo Boccia ha già inviato una lettera al governo con alcune richieste urgenti, prima fra tutte la garanzia di liquidità, e poi la necessità di “far salve tutte quelle attività di natura manutentiva legate a cicli produttivi e non finalizzate a mantenere in efficienza gli impianti e i macchinari”.
Secondo Storchi, è quasi certa la morte di molte realtà della piccola e media impresa. Tutto dipende dal tempo: “Se il 3 aprile riaprisse tutto, i danni sarebbero molto lievi per il reggiano, ma comunque torneremmo alla normalità solo fra mesi”.
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