REGGIO EMILIA – Tania Beneduce è titolare di una piccola attività con sede a Reggio, Nonsolounghie. Ha scritto una lettera aperta al Presidente del Consiglio Conte, recapitata a Palazzo Chigi anche via Pec. La chiusura forzata, nel rispetto dei decreti sul Coronavirus, presenta un conto salato per molte attività commerciali.
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(foto governo.it)
Egregio Presidente Conte,
mi permetto di scriverle questa lettera in quanto sono molto preoccupata per le sorti economiche del nostro paese.
Sono titolare di un Nailcenter a Reggio Emilia, da sempre in regola con l’attività, e come molti colleghi nel settore della “Cura della persona” più di un mese fa, data l’emergenza sanitaria tutt’ora in corso, sono stata costretta a spegnere le luci e ad abbassare la saracinesca del mio negozio.
Come ben saprà per noi P.IVA le spese sono elevatissime (affitti, utenze, RIBA in scadenza, INPS, INAIL, IVA, ecc. ecc.) e sicuramente i € 600 erogati dal Governo non saranno sufficienti a coprire neanche un quinto di questi oneri; anche perché, come può immaginare, Egregio Presidente Conte, noi dovremmo e vorremmo anche poter “mangiare”.
Alla luce della Sua ultima conferenza stampa che prorogava il lockdown fino al 3 Maggio 2020 (quasi due mesi dopo la chiusura) io Le chiedo: “che intenzioni avete? con quale criterio un negozio di abbigliamento da bambini rialza le saracinesche ed un’estetista o una parrucchiera no?”; Le assicuro che tutti noi teniamo alla nostra salute ad a quella delle nostre famiglie, e che nei nostri esercizi NON ABUSIVI adotteremo il massimo delle precauzioni, come del resto molti di noi hanno sempre fatto, pur di riaprire le attività e ricominciare a muovere il motore della nostra Italia con coscienza.
Prolungando ulteriormente le chiusure delle nostre attività non farà altro che aumentare l’abusivismo che già è presente, affossando ancora di più un sistema già fortemente compromesso senza trascurare il fatto che l’abusivismo potrebbe generare l’aumento dei contagi non essendo controllabile ne svolto in sicurezza.
Per logica, nei nostri locali non è possibile “aggirare le regole di contenimento”, ma è possibile contingentare gli accessi e svolgere i nostri servizi in totale sicurezza (con l’utilizzo di guanti, mascherine, visiere protettive, sterilizzanti e sanificanti) garantendo il massimo della protezione a clienti ed operatori; ci state costringendo a tenere chiuse le nostre attività arrecando danni incalcolabili vedendo svanire anni di sacrifici e lavoro.
Egregio Presidente Conte, la salute dei cittadini e delle nostre famiglie vengono sicuramente al primo posto insieme al lavoro, su questo si basa la nostra Costituzione e la nostra Società; noi con pazienza attendiamo le Sue parole, di settimana in settimana, per ora però non un aiuto concreto è stato elargito (i € 600 non si sono ancora visti) mentre le bollette, gli affitti ed altre spese continuano ad essere pagate; Le ricordo che di questi tempi nessun locatore è “caritatevole”, mi creda.
Oggi abbiamo bisogno di riprendere le nostre attività lavorative in sicurezza e con coscienza, non possiamo più aspettare promesse di assistenzialismo; noi siamo ITALIANI e come tali vogliamo rimboccarci le maniche, in regola, in salute ed al più presto possibile, pertanto Le chiedo di non mandare a rotoli la nostra bella Italia e la sua economia portandoci alla fame e togliendoci anche la dignità; in questo modo Le saremo ancora più grati.
Cordialità,
Tania Beneduce, titolare di Nonsolounghie Reggio Emilia
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