GUASTALLA (Reggio Emilia) – Indebita percezione di erogazioni pubbliche. E’ l’ipotesi di reato contestata a quattro imprenditori di origine calabrese, titolari di altrettante aziende con sede nei comuni di Gualtieri, Brescello e Reggiolo. Due di queste operano nell’edilizia, per quanto riguarda le restanti invece, una è una ditta di autotrasporti, l’altra è una lavanderia. In quest’ultimo caso è stata una donna a finire denunciata.
Le quattro imprese avrebbero ricevuto aiuti previsti dallo Stato per le attività danneggiate dalla pandemia. Sotto la lente della Guardia di finanza sono finiti contributi a fondo perduto già erogati per circa 40mila euro, stabiliti dal decreto Rilancio, e finanziamenti agevolati garantiti dallo Stato, per una somma superiore ai 60mila euro, concessi dal decreto Liquidità, non ancora erogati, dunque bloccati.
I tre imprenditori e l’imprenditrice denunciati hanno tra i 40 e i 55 anni d’età e sono incensurati. Non avrebbero potuto richiedere i sostegni per via di interdittive antimafia emesse nei confronti delle loro aziende. Provvedimenti disposti dalla prefettura di Reggio Emilia, sulla base di elementi emersi in due ambiti d’indagine: uno rientrante nel processo Aemilia, l’altro, più datato, legato ad attività investigative sul clan Dragone. Riscontri che indicherebbero la vicinanza ad ambienti legati alla criminalità organizzata di tipo ‘ndranghetista.
La presunta indebita fruizione degli indennizzi e il tentativo di ottenere i finanziamenti, sono stati scoperti dai militari della guardia di finanza di Guastalla nel corso di un piano nazionale di accertamenti rivolti a imprenditori e lavoratori autonomi beneficiari di aiuti covid.
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