REGGIO EMILIA – Chi ha diritto a rappresentare i lavoratori all’interno di un’azienda? La risposta arriva dall’articolo 19 dello Statuto dei lavoratori, la legge 300 del 1970, che prevede due possibilità: che i lavoratori siano associati a sindacati rappresentativi a livello nazionale o a organizzazioni firmatarie di contratti collettivi applicati nell’unità produttiva.
Una limitazione della possibilità di rappresentanza, su cui nel 2013 si era già espressa la Corte Costituzionale, estendendo la possibilità anche alle associazioni che pur senza firmare i contratti, abbiano partecipato alla negoziazione. Decisione assunta dopo il ricorso di Fiom Cgil contro la Fiat, nella vertenza Ferrari, Maserati e Case New Holland. Ora, sempre dall’Emilia può arrivare un’ulteriore svolta che porterebbe ad allargare ulteriormente le maglie della rappresentanza.
Il giudice del lavoro, Vincenzo Conte, del tribunale di Modena ha infatti deciso di richiedere alla consulta di esprimersi sul ricorso di Or.s.a contro il comportamento di Seta che nega al sindacato autonomo e di base la sottoscrizione degli accordi, nonostante il forte radicamento tra i lavoratori. Nel suo dispositivo il giudice Conte, infatti, ritiene “non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale” e sottolinea come il legislatore abbia disatteso gli inviti della consulta stessa a elaborare nuove regole per aumentare le possibilità di rappresentanza nelle aziende. Una situazione del tutto analoga a quella di Reggio.
La decisione del giudice arriva nel pieno della vertenza sul rinnovo dell’integrativo aziendale e della richiesta di Or.s.a alle altre organizzazioni di dare vita a una rappresentanza sindacale unitaria dei lavoratori.
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