REGGIO EMILIA – La polemica uscita del Movimento Agende Rosse e di Enrico Bini ha riacceso l’attenzione sulla Consulta provinciale per la legalità. L’associazione antimafia e il sindaco di Castelnovo Monti hanno accusato l’organismo di immobilismo, sia per la modesta cadenza con cui si riunisce, sia per le titubanze che avrebbe mostrato nel coinvolgimento di figure come il procuratore capo e il prefetto. La riunione di ieri sera, che si è tenuta in modalità a distanza, è dunque servita prima ditutto per chiarire la funzione della Consulta e i confini della sua attività. In questo senso, il sindaco di Reggio Luca Vecchi ha ribadito che la Consulta è un luogo di condivisione di informazioni e di confronto di opinioni, ma non ha titolo – ad esempio – per convocare il prefetto o il procuratore capo.
Molti tra gli intervenuti hanno criticato la decisione di Agende Rosse di lasciare la Consulta, sostenendo che non è questa la strada per quel rilancio, di cui pure molti sentono la necessità. Di fatto, qualcosa si nuove, se per la prima volta sono stati invitati e hanno partecipato anche il prefetto Iolanda Rolli, il questore Giuseppe Ferrari e il comandante provinciale dei Carabinieri, colonnello Andrea Milani.
Nel corso della riunione è stato fatto il punto sull’attività dello Sportello Legalità e Giustizia, promosso dal Comune di Reggio. A marzo festeggerà il suo primo anno di vita. In questi dieci mesi lo Sportello ha raccolto le segnalazioni di una settantina di utenti, dal variegato identikit: liberi professionisti, imprenditori e anche lavoratori di enti pubblici e aziende, istituti bancari compresi. Secondo il coordinatore Elia Minari, da alcune segnalazioni emergerebbe un legame con fenomeni di criminalità organizzata. E’ stato citato ad esempio il caso di pregiudicati che, nascosti dietro lo schermo di prestanome, continuerebbero a guidare attività nel settore privato.
Un lavoro, quello svolto dallo Sportello, definito prezioso dal prefetto, la quale ha fornito disponibilità ad approfondire i casi, concentrandosi sullo specifico contenuto delle 73 segnalazioni ricevute, sui settori economici coinvolti e sull’effettiva traduzione delle segnalazioni in denunce o esposti, al fine di evitare il rischio che un così utile strumento sia chiuso in sé stesso.
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