REGGIO EMILIA – “Le risultanze informative evidenziano conclamati elementi tali da ritenere sussistente ed attuale il pericolo di tentativi di infiltrazione mafiosa tendenti a condizionare le scelte e gli indirizzi del consorzio Edilgest“: il giudizio è lapidario e arriva a pagina 75 dell’interdittiva antimafia firmata dal prefetto Maria Grazia Cocciufa. Un documento corposo, un’analisi estremamente approfondita frutto del lavoro certosino del Gruppo Interforze. L’istruttoria, si legge nel provvedimento, ha valutato il rischio di infiltrazione mafiosa tenendo conto del radicamento sul territorio delle cosche di ‘ndrangheta, delle specificità del settore delle costruzioni e delle caratteristiche dei soci del consorzio Edilgest.
Nelle prime 67 pagine il Gruppo Interforze ha passato in rassegna uno per uno i soci di Edilgest di interesse. Il verdetto è netto: “Nel caso in questione – si legge nell’interdittiva della Prefettura – risulta chiaramente ricorrente non uno, ma una pluralità di indizi atti a suffragare il pericolo di infiltrazione nelle scelte economiche del consorzio da parte della criminalità organizzata”.
Quali sono questi indizi? Primo: decine e decine di soci sono “portatori di importanti criticità antimafia”, dalle frequentazioni con uomini della cosca Grande Aracri agli interessi economici in comune. Secondo: “Sono state registrate numerosissime fatture tra il consorzio Edilgest e consorziati che all’epoca della fatturazione” erano già stati colpiti da interdittiva antimafia. Terzo: molti consorziati hanno legami di parentela con soggetti che hanno “un alto grado di permeabilità alla criminalità organizzata”. In più, molti soci di Salati fanno parte anche di altri consorzi, a cui “partecipano soggetti economici destinatari di provvedimenti interdittivi antimafia oppure coinvolti in operazioni di importante contrasto alla criminalità organizzata”.
Nell’interdittiva del Prefetto si dà anche conto del fatto che la comunicazione di avvio del procedimento per il rigetto della richiesta di iscrizione alla White List è stata notificata a Salati il 13 febbraio scorso, ma la società non ha prodotto memorie difensive e l’amministratore unico, pur avendone diritto, non ha chiesto di essere ascoltato.
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