REGGIO EMILIA – La sentenza del Consiglio di Stato sull’area verde che sta alle spalle del Conad di viale Luxemburg ci insegna che limitare il consumo di suolo non è facile come sembra e che ogni stagione amministrativa deve fare i conti con l’eredità delle stagioni precedenti.
Il contenzioso su viale Luxemburg, come altri contenziosi analoghi arrivati fino al Consiglio di Stato, metteva di fronte due interessi legittimi: quello di un privato (Claudio Dal Re) e tre società immobiliari (Immobiliare Campani, Edilimmobiliare e Il Borgo) che vogliono costruire una trentina di villette, e quello dell’amministrazione comunale, che aveva cancellato i diritti edificatori per limitare la cementificazione del territorio e tutelare in questo modo l’interesse generale della comunità.
I diritti di chi vuole costruire traggono origine dal Piano regolatore del 2001. Nel 2013, però, il Piano operativo comunale stabilì che se i piani urbanistici non fossero stati approvati entro 5 anni, le aree sarebbero tornate a destinazione agricola. Ma prima il Tar nel 2022 e oggi il Consiglio di Stato hanno stabilito che quei diritti edificatori non possono essere cancellati e che, dunque, i proprietari possono costruire le villette. Queste stesse sentenze sono anche alla base della riattivazione dell’iter per la realizzazione del Conad di Ospizio, perché anche se la cooperativa non aveva presentato ricorso al Tar contro la decadenza dei diritti edificatori, il piano urbanistico attuativo si era fermato per le stesse ragioni.
Ora, si potrà dire che il Comune ha perso, ma forse è meglio avere perso questa battaglia piuttosto che avere rinunciato a combatterla. Sulla specifica vicenda di viale Luxemburg, si deve anche notare un elemento, per così dire, di psicologia collettiva: molti, negli anni scorsi, hanno manifestato contro il supermercato, ma nessuno in questi anni ha mai manifestato contro le villette.
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