REGGIO EMILIA – Il trasferimento da Reggio per incompatibilità ambientale del procuratore capo Marco Mescolini è annullato. La notizia della sentenza del Consiglio di Stato arriva nel primo pomeriggio. Il pronunciamento della Sezione Settima del massimo giudice speciale amministrativo ribalta la sentenza del Tar del Lazio e azzera la decisione del Plenum del Consiglio superiore della magistratura.
La rivincita di Mescolini, nelle pagine della sentenza, è piena. Il procedimento sfociato nel trasferimento di Mescolini era stato innescato da un esposto al Csm presentato nel settembre 2020 da Isabella Chiesi, Maria Rita Pantani, Valentina Salvi e Giulia Stignani. L’esposto arrivava dopo una lunga campagna contro Mescolini condotta da Forza Italia e Fratelli d’Italia. Negli anni precedenti alcuni esponenti dei due partiti – a Reggio, Parma e Piacenza – erano stati coinvolti nelle indagini della Direzione distrettuale antimafia di Bologna, di cui Mescolini aveva fatto parte fino all’inizio del 2018. Nell’esposto i quattro sostituti procuratori accusavano il procuratore capo di essere intervenuto su alcune indagini per motivi politici, di non aver chiarito i suoi rapporti con Luca Palamara e di aver causato, con il suo comportamento, una perdita di autorevolezza della Procura.

Il procuratore Mescolini saluta la sostituta Maria Rita Pantani il giorno del suo arrivo a Reggio
Il Csm e il Tar del Lazio avevano descritto un procuratore capo che non godeva più della fiducia del personale del Tribunale, delle forze dell’ordine e dell’avvocatura, considerato non imparziale dalla magistratura giudicante e dalla città nel suo complesso. Tutto basato, scrive il Consiglio di Stato, sulle dichiarazioni rese in audizione da una delle firmatarie dell’esposto: “Sarebbe stato estremamente significativo e importante – si legge nella sentenza – raccogliere le dichiarazioni degli esponenti della Polizia Giudiziaria e in generale delle Forze dell’ordine, ma non risulta che ciò sia stato fatto”, così come non è stato ascoltato nessuno tra il personale amministrativo dell’Ufficio, gli avvocati e i magistrati dell’Ufficio giudicante. Agli atti, scrive il Consiglio di Stato, non si sono “elementi da cui si desuma una perdita di fiducia degli appartenenti a tali categorie nei confronti dell’operato del Procuratore, né un appannamento presso le stesse dell’immagine di costui. I pochi elementi presenti inducono, anzi, a pensare l’opposto”.
Insomma, il quadro istruttorio su cui si è basato il trasferimento d’ufficio del magistrato è “incompleto”, perché le accuse contro Mescolini non sono state sottoposte a verifica.

L’avvocato Guglielmo Saporito
Nel febbraio 2021 il plenum del Csm, pur non riscontrando colpe a carico di Mescolini, ne dispose il trasferimento dall’Emilia-Romagna per incompatibilità. Nel novembre 2022 il ricorso dell’ex procuratore capo era stato respinto dal Tar. Davanti al Consiglio di Stato Mescolini era rappresentato dagli avvocati Franco Gaetano Scoca, Guglielmo Saporito e Alessandro Gigli. Ora la palla torna al Csm, che avrà il non facile compito di rimediare al pasticcio.
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