REGGIO EMILIA – Quote societarie e disponibilità finanziarie per un valore superiore ai 300mila euro. Beni che sono stati confiscati su decisione del tribunale di Bologna che al contempo ha deciso di applicare all’imprenditore che ne era proprietario la misura di prevenzione della sorveglianza speciale. Nel mirino delle misure Roberto Soda, 53 anni, originario di Crotone ma da tempo residente Reggio Emilia. I provvedimenti sono stati eseguiti dalle fiamme gialle, in particolare dai reparti del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata e dei nuclei di polizia economica e finanziaria di Reggio e Mantova.
Riguardano nove società le partecipazioni finite confiscate assieme agli altri beni. Il sequestro preventivo era scattato lo scorso dicembre sulla base di indagini scaturite in seguito a un’interdittiva antimafia emessa dalla prefettura di Reggio nei confronti di una serie di società, operanti nel settore edile, riconducibili a Soda. La Direzione Nazionale Antimafia aveva delegato allo Scico una serie di approfondimenti da cui era emersa una evidente sproporzione tra il patrimonio da lui accumulato e i redditi dichiarati.
Roberto Soda è stato coinvolto anche nell’inchiesta Billions, deflagrata nel settembre 2020 portando alla luce un grosso giro di fatture false, con una cinquantina di indagati, sui complessivi 193, accusati anche di associazione a delinquere, tra loro diversi già condannati nel processo Aemilia.
Secondo gli inquirenti, Soda è vicino alla cosca Grande Aracri. Gli accertamenti svolti ne hanno messo in luce la pericolosità sociale, legata all’asservimento delle sue attività economiche agli interessi della cosca, per la quale avrebbe agito come prestanome oltre che emettendo false fatturazioni.
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