REGGIO EMILIA – Alberto Cirelli, correggese, è alla guida di Confapi Emilia, ed è quasi imbarazzato dalla risonanza che sta avendo la decisione dell’associazione: il 25 marzo 16 soci partiranno alla guida di 8 pulmini carichi di aiuti direzione confine polacco per rientrare con gli stessi mezzi carichi di una quarantina di donne e bambini ucraini in fuga.
“Nessuna volontà di farsi pubblicità da parte nostra – le parole di Cirelli – siamo uomini e donne come tutti, osserviamo la situazione e ci chiediamo come poter aiutare”. E il modo lo hanno trovato: porteranno soprattutto cuscini e caricabatterie, così com’è stato chiesto loro. L’accordo è stato preso con la Caritas polacca dopo il contatto con la prefettura di Modena, ma la metà esatta verrà comunicata agli imprenditori cammin facendo. Confapi Emilia associa 500 piccole e medie imprese: 200 sono reggiane, altrettante modenesi, un centinaio di Bologna. Fanno squadra attraverso il lavoro e sono all’opera per trovare un’occupazione a chi aiuteranno ad arrivare in Italia e accompagneranno da parenti e amici. Queste donne e questi bambini non torneranno presto nel loro Paese.
Se la preoccupazione per le conseguenze economiche del conflitto è altissima, secondo Cirelli è comunque doveroso fare finalmente una riflessione sul “come” e sul “con chi” fare business in futuro.
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