REGGIO EMILIA – Al centro del ricorso con cui Conad Centro Nord e Conad Nord Ovest hanno chiesto al Tribunale civile di Bologna l’avvio di un’ispezione giudiziale a Conad nazionale per irregolarità di gestione e la nomina di un curatore speciale c’è l’operazione Auchan. Nel 2019 Conad acquisì le attività italiane del colosso francese, tra le quali 44 ipermercati e 250 supermercati, oltre a un migliaio di punti vendita in franchising. Il valore dell’operazione non fu reso noto: si parlò di cifre comprese fra i 700 milioni e il miliardo di euro.
L’acquisizione fu condotta attraverso una società appositamente costituita, Bdc. In quella società, Conad non era sola: deteneva il 51%. Il restante 49% faceva capo a Raffaele Mincione, finanziere e immobiliarista coinvolto nel processo per presunti illeciti compiuti con i fondi della Segreteria di Stato vaticana, in relazione alla compravendita di un palazzo in Sloane Avenue a Londra.
Gli accordi stipulati tra i soci prevedevano che, una volta compiuta l’integrazione dei punti vendita ex Auchan nella rete Conad e ceduta una parte dei negozi su disposizione dell’Antitrust, Conad vendesse il suo 51% di Bdc al finanziere Mincione. La cessione è stata perfezionata nel 2022. Proprio questo è uno degli aspetti controversi della vicenda. All’interno di Bdc restava un patrimonio costituito da una trentina di immobili, ma secondo le cronache una quota del 46% di quel 51% sarebbe stata venduta a Mincione al prezzo simbolico di 1 euro.
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