QUATTRO CASTELLA (Reggio Emilia) – E’ tornata a casa dopo più di 80 anni la salma di Domenico Montanari, un ragazzo, figlio di una nota famiglia di contadini castellesi, che a soli 19 anni intraprese la carriera militare che lo portò a partecipare a missioni anche in Africa e in Albania. Qui fu catturato dai nazisti e portato nel campo di concentramento di Mindstedt, in Germania, dove a soli 30 anni, nel 1943, morì prigioniero.
Con una emozionante cerimonia la comunità di Quattro Castella ha riaccolto a casa Domenico, internato militare italiano (Imi) che, dopo essere stato sepolto per più di ottant’anni nel Cimitero Militare Italiano d’Onore ad Amburgo, grazie alla sinergia tra Comune di Quattro Castella, Istoreco, Esercito italiano e soprattutto grazie ai suoi nipoti, ha fatto ritorno a Quattro Castella nel cui cimitero riposerà ora accanto ai genitori e ai fratelli.
I resti di Domenico, dopo un passaggio davanti alla sua abitazione in via Giotto, sono arrivati in piazza Dante accompagnati dalle note del “Silenzio”. Ad attenderlo oltre ai parenti c’erano il sindaco di Quattro Castella Alberto Olmi, l’assessore comunale alla Cultura Danilo Morini e i rappresentanti delle forze dell’ordine.
Presenti anche gli studenti della classe 3^E della scuola media “Balletti” che hanno letto emozionanti pensieri e riflessioni e consegnato ai parenti di Domenico un “albero genealogico” con tutti i nomi della famiglia Montanari.
Dopo la benedizione del parroco di Quattro Castella don Sergio Pellati, è intervenuto il sindaco Alberto Olmi che ha voluto ricordare due “regali” che questa esperienza lascia alla comunità castellese. “Il primo regalo – ha detto Alberto Olmi – è quello dei suoi famigliari che ci hanno voluto dire quanta cura merita ogni persona, specialmente la più debole. Il secondo regalo straordinario ce lo hanno fatto gli studenti ricostruendo una storia, una biografia, immaginandosi un diario e le lettere dalla prigionia inviate da Domenico ai suoi genitori. Tutti noi abbiamo diritto che la nostra vita sia raccontata, che sia oggetto di attenzione e riflessione”.














