REGGIO EMILIA – Nel rispetto delle norme anti contagio, con il pubblico seduto a distanza e con le mascherine, si è commemorato, alle Ex Reggiane, il 77° anniversario dell’eccidio che ha segnato per sempre la storia della nostra città. Sotto i colpi dei militari dell’esercito caddero 9 operai delle Officine Reggiane e rimasero ferite altre 50 persone.
Ogni anno Comune e Provincia, Cgil, Cisl, Uil, associazioni partigiane, comitato ex operai e impiegati delle Reggiane e comitato democratico e costituzionale promuovono questa commemorazione in ricordo di quanto accadde il 28 luglio 1943.
Ricordato il nome delle vittime: Antonio Artioli, Vincenzo Bellocchi, Nello Ferretti, Eugenio Fava, Armando Grisendi, Gino Menozzi, Osvaldo Notari, Domenica Secchi – che era incinta – e Angelo Tanzi. La cerimonia istituzionale ha visto la deposizione di fiori sia davanti ai cancelli dei capannoni che al Tecnopolo, la deposizione di una corona alla lapide che ricorda i caduti.
Oggi l’emergenza sanitaria ci ha abituato a parlare di assembramenti e a evitarli per la tutela della salute. Anche nel ’43 si dovevano evitare gli assembramenti, ma con modalità ben diverse. A pochi giorni dalla caduta del regime fascista, norme molto restrittive sull’ordine pubblico emanate dal governo Badoglio autorizzavano l’esercito e le forze dell’ordine anche a sparare contro ogni gruppo di manifestanti superiore alle tre persone. Nel tentativo di impedire la manifestazione, fu la strage di operai che ebbero la sola colpa di chiedere la pace.
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