REGGIO EMILIA – Si sono svolte questa mattina le commemorazioni dell’eccidio di Porta Brennone. Sono infatti passati 80 anni da quel 3 febbraio 1945, quando quattro giovani partigiani vennero fucilati dai fascisti all’angolo tra corso Garibaldi e via Porta Brennone, in pieno centro. Come monito alla popolazione a non collaborare con la Resistenza, i quattro cadaveri, a piedi nudi e con le mani ancora legate con del fil di ferro, vennero lasciati al margine della strada per un paio di giorni, sotto alla neve, con il divieto di rimuoverli e di darvi sepoltura. Due erano correggesi, si chiamavano Sante Lusuardi e Dino Turci, di 21 e 22 anni. Il terzo, Cristoforo Carabillò, era nato a Castelbuono, in provincia di Palermo, nel 1917. Sottotenente dei bersaglieri nella caserma Reverberi, a Scandiano, era diventato amico e collaboratore del quarto ucciso, Vittorio Tognoli, 24 anni, studente universitario di Scandiano.
Come da tradizione, una corona di fiori è stata innalzata con l’aiuto di una piccola gru e posta sopra alla lapide che ricorda il luogo dell’eccidio, dove i quattro vennero schierati contro il muro dell’antico Palazzo Vicedomini e quindi fucilati. Alla cerimonia hanno partecipato i rappresentanti dei Comuni di Reggio, Cavriago, Correggio e Scandiano, oltre all’Anpi e a due classi dell’istituto comprensivo Manzoni, che hanno ideato una rappresentazione per ricordare i quattro giovani uccisi e il loro sacrificio.
Subito dopo, la cerimonia si è spostata alla ex caserma Zucchi per rendere omaggio ad Angelo Zanti, a 80 anni dalla sua fucilazione. Due cerimonie molto sentite, come emerge anche dalle parole del presidente dell’Anpi reggiano, Ermete Fiaccadori (guarda il video).
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