REGGIO EMILIA – Condotte efferate, prive di scrupoli, quelle messe in luce dagli investigatori. In un caso nel mirino dei criminali è finita una donna. Come avvertimento nei suoi confronti era stata pensata un’aggressione con tanto di acido che avrebbe dovuto sfregiarle il volto
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Un “lavoretto”. Di questo parla una registrazione agli atti delle indagini. Risale a novembre 2019 e coinvolge tre persone che stanno progettando un’azione a carattere intimidatorio, in tipico stile mafioso. “C’è da picchiare una donna, la mandate in ospedale, oppure le buttate un po’ di acido sulla faccia”, è una delle frasi catturate.
Due degli intercettati sono Giuseppe Friyo e Domenico Cordua, ritenuti affiliati alla ‘ndrangheta operativa in Emilia, a quella cosca alla quale due coniugi modenesi si sarebbero affidati per fare del male a una sessantenne che si era frapposta alle loro mire sull’acquisizione di un patrimonio appartenente a una coppia di anziani assistita dalla donna. L’intervento della polizia reggiana, che aveva svolto perquisizioni, ha indotto i mandanti a cancellare la spedizione punitiva per timore degli inquirenti.
Friyo e Cordua sono gli stessi contattati da Salvatore Muto (classe ’85), al fine di recuperare un’ingente somma di denaro, pari a due milioni di euro, probabilmente di illecita provenienza. Il compito da svolgere è sempre per conto della coppia di Modena, marito e moglie, che avevano trovato nella consorteria una sponda per i loro affari criminali. I due assoldati si sarebbero appostati fuori dalla casa del debitore, in Toscana. Avvicinandolo gli avrebbero consegnato documenti sul presunto credito, un dossier contenente anche foto di suoi parenti stretti, a mo’ di minaccia senza tanti veli.
In difesa della vittima, successivamente, emerge l’intervento di una persona che si presenta come referente di un altro gruppo calabrese. E’ a quel punto che, secondo quanto ricostruito, entra in scena Giuseppe Sarcone Grande.
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