REGGIO EMILIA – Una rissa che finisce a bottigliate crea sconcerto e paura. Non si tratta di percezione ma di realtà. Ugualmente più di 300 interdittive antimafia nella nostra provincia sono il segnale che la criminalità organizzata è viva eppure nel cittadino medio tutto questo non genera insicurezza quanto una rissa.
Cna si è interrogata anche su questo aspetto. Ha spiegato il direttore di Cna Azio Sezzi: “Non significa sottovalutare, negare, fare finta di niente o darsi a un buonismo che serve a poco. Significa contestualizzare, sono emersi diversi aspetti che coinvolgono anche le “agenzie formative” come le famiglie, i partiti una volta, le scuole”.
Se in provincia la capacità di controllo del territorio è più possibile, secondo il sindaco di Villa Minozzo Elio Ivo Sassi, resta il problema di un tema, quello della sicurezza che ovunque diventa oggetto di dispute partitiche più che di studi accurati sulle ragioni che lo generano come ha sottolineato il sociologo Massimiliano Panarari. Il sindaco di Reggio Luca Vecchi ha messo l’accento sulla responsabilità che tutte le forze dello Stato hanno nel contrastare la violenza. In primis deve essere il governo perché non sono i Comuni i soggetti deputati a garantire l’ordine pubblico.
Ha concluso Azio Sezzi: “Dobbiamo ricreare un clima di maggiore fiducia, un senso di comunità, dopo di che è anche necessario intervenire dove si deve, reprimendo fenomeni che alla fine sono criminalità e illegalità”.
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