REGGIO EMILIA – A Dubai, alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, è stato firmato un accordo definito storico che impegna i Paesi ad abbandonare i combustibili fossili in un lasso di tempo stabilito.
“Agire subito sul clima significa decarbonizzare il modello di sviluppo, defossilizzare dalla finanza fino alla nostra vita quotidiana – il commento dell’ambientalista reggiano Walter Ganapini – Questo è stato a rischio fino all’ultimo, così come la citazione del problema delle fonti fossili. Si è temuto che il risultato diventasse un terribile passo indietro rispetto alla gravità dei problemi che viviamo tutti i giorni. Almeno da Dubai un segnale viene”.
Cerca di vedere il lato positivo il professor Ganapini, docente e ricercatore, membro onorario del comitato scientifico dell’Agenzia europea dell’ambiente. A Dubai, la conferenza sul clima delle Nazioni Unite si è chiusa con l’impegno da parte dei governi del mondo ad abbandonare i combustibili fossili e arrivare al 2050 all’azzeramento delle emissioni che stanno accelerando i cambiamenti climatici. Accordi non vincolanti – dice Ganapini – ma la strada è tracciata. “E’ necessario che le istituzioni si impegnino a fare il loro mestiere, che è tutelare l’interesse generale delle persone e i beni comuni e non consentire un percorso che ha visto negli ultimi anni le poche compagnie oil and gas nel mondo generare 4mila miliardi di dollari di profitti, mentre non si trovava un miliardo per risarcire coloro che più soffrono il cambiamento climatico e che sono i meno colpevoli (il famoso fondo loss and damage, ndr)”.
Cofondatore di Legambiente ed ex presidente di Greenpeace Italia, Ganapini oggi è a capo del comitato scientifico che si sta occupando di rendere sostenibile la basilica di San Pietro in Vaticano. Spingere sulle rinnovabili è più urgente che mai: “Si devono mettere in moto, da parte delle istituzioni e delle comunità, tutte le azioni per far fronte al monito di Guterres e di Papa Francesco, ‘Act on Clime‘: agire subito sul clima, non allungare il brodo. Le compagnie oil e gas non hanno investito più dell’1% sulle rinnovabili, dovrebbero investire almeno il 50% per diventare propulsori del cambiamento e mantenere una speranza di vita per l’umanità su questo pianeta”.
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