REGGIO EMILIA – Il quinto quesito referendario è quello sulla cittadinanza. Fino all’inizio degli anni Novanta, chi chiedeva la cittadinanza italiana doveva risiedere legalmente nel nostro paese da almeno 5 anni. Nel 1992 il requisito minimo fu innalzato a 10 anni. Il referendum abrogativo si propone appunto di dimezzare i tempi per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana, ripristinando la situazione precedente.
Il tema è molto sentito anche nella nostra provincia. Fino a 20-25 anni fa, le acquisizioni di cittadinanza erano circa 200 all’anno. Nel tempo il fenomeno è cresciuto. Nei cinque anni dal 2018 al 2022, ad esempio, gli stranieri residenti a Reggio che hanno acquisito la cittadinanza italiana sono stati più di 8mila.
Ma il percorso resta lungo e accidentato. Intanto per chiedere la cittadinanza occorre attendere di diventare maggiorenni. Poi bisogna affrontare una complessa trafila burocratica, che spesso si prolunga anche ben oltre i 10 anni. Il risultato è che persone che crescono, studiano, lavorano, spesso nascono in Italia, continuano per un lungo tratto di vita ad essere straniere di fronte alla legge.
Il referendum punta a ridurre da 10 a 5 anni i tempi di attesa, ma non cambia gli altri requisiti. Continuerà ad essere necessario essere incensurati, in regola con gli obblighi tributari, in possesso di una buona conoscenza della lingua italiana e di un reddito sufficiente per mantenersi.
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