REGGIO EMILIA – “Arriviamo all’assurdo, perché se uno volesse attaccare… non penso che la Russia non abbia possibilità di agire senza farlo sapere agli avversari, mi sembra proprio ridicolo”.
L’Ucraina invasa dalla Russia. L’ipotesi avrebbe dovuto concretizzarsi in queste ore, almeno secondo l’intelligence occidentale. Per ora, nessun colpo è stato sparato. C’è l’annuncio di Putin circa un parziale ritiro di truppe, ma resta da capire se il picco della crisi sia stato raggiunto. “Ci sono alti e bassi, i momenti di escalation della tensione ci sono, ma ci sono stati anche prima perché questa situazione dura già da 8 anni. Non penso possa sfociare in guerra quello che sta succedendo adesso”.
Se la Russia avesse avuto interesse ad attaccare, lo avrebbe già fatto. Ne è convinta Oxana Tchaika, di professione interprete, arrivata da Mosca a Reggio Emilia 27 anni fa. “Nel passaporto interno sono ucraina – ha detto – Sono nata vicino a Mosca, sono cresciuta in Russia, però la mia nazionalità, anche il nome è ucraino. Mio padre proviene dalla Crimea”. Oxana spiega che gran parte dei cittadini russi, come lei, condividono radici che travalicano i confini. A suo avviso il conflitto a bassa intensità nel Donbass è stato provocato ad arte: “Si poteva coesistere tranquillamente”.
Paesi che, di fatto, condividono un’identità. Per mantenerla viva tra espatriati, quattro anni fa è nata un’associazione, Beresta, che organizza momenti d’incontro ma soprattutto lezioni di russo rivolte in particolare ai bambini, ai figli con genitori arrivati dai Paesi dell’ex blocco sovietico. Sullo sfondo c’è un concetto allargato di patria, vista come collettività che condivide lo stesso passato.
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