REGGIO EMILIA – L’inchiesta Aemilia ha superato bene l’esame dei processi: è l’opinione di Enzo Ciconte, studioso di ‘ndrangheta, ospite ieri sera del nostro settimanale Decoder.
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“Il tratto dominante è che c’è la presenza non soltanto della ‘ndrangheta calabrese, ma la capacità che questa organizzazione ha avuto di rapportarsi con il mondo economico e con una parte del mondo politico“.
 Secondo Enzo Ciconte, 73 anni, uno dei massimi esperti in Italia di associazioni mafiose, è questa capacità di interloquire con imprenditori, professionisti, politici e uomini delle forze dell’ordine il tratto peculiare della presenza della ‘ndrangheta nel nostro territorio. A sei anni di distanza, i procedimenti penali scaturiti dall’inchiesta Aemilia sono tutti conclusi. E secondo Ciconte, a lungo consulente della Commissione parlamentare antimafia, l’impianto accusatorio ha retto bene la prova dei tribunali. Dei due politici coinvolti nell’inchiesta, uno (Giuseppe Pagliani) è stato assolto, mentre l’altro (Giovanni Paolo Bernini), si è visto derubricare il reato in corruzione elettorale ed è stato prosciolto per prescrizione.
Ma il giudizio di Ciconte è comunque severo sul piano etico e politico: “Se tu partecipi a una riunione con uomini della ‘ndrangheta che sono liberi non commetti un reato, ma il giudizio politico e storico su quella partecipazione non può essere positivo”.
Le pesanti condanne e i sequestri patrimoniali, dice Ciconte, potrebbero incidere sugli equilibri tra le famiglie. Che significato attribuire alla lettera di confessione e dissociazione di Gianluigi Sarcone?
 “Nella mafia ti puoi dissociare solo collaborando con la giustizia. Se hai maturato una convinzione, chiedi un colloquio al magistrato e raccontl quello che tu e gli altri avete fatto dall’inizio alla fine”.
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