REGGIO EMILIA – Bruno Reverberi, personaggio storico del ciclismo italiano, bibbianese, ha scritto un libro sui suoi 80 anni. Nei giorni scorsi è stato ospite di Decoder e ha parlato del declino del nostro ciclismo.
“Noi avevamo 16 squadre, adesso ci siamo ridotti a tre. Che poi l’unica vera squadra italiana siamo noi, perché delle altre due, una ha la sede in Spagna e l’altra credo a Montecarlo. Manca la qualità”. Reverberi ha vissuto gli anni d’oro del ciclismo italiano. Lui, che è nel mondo professionistico con la sua squadra dal 1982, parla con amarezza del declino delle due ruote nel nostro Paese.
Nella stagione che si è appena conclusa, la sua VF Group Bardiani-CSF Faizanè si è confermata la prima squadra italiana nel ranking Uci. Ma a livello internazionale deve confrontarsi con squadroni che hanno bilanci da 50 milioni di euro all’anno. Impossibile competere alla pari: “Noi abbiamo un budget di 5 milioni e un organico di 50 persone. Riusciamo a tirare avanti perché i corridori prendono poco più del minimo”. Nella sua vita, Bruno Reverberi ha fatto tanti mestieri: il meccanico, l’imprenditore in edilizia, il commerciante di differenziali e di prosciutti. Nel ciclismo, ha lanciato nel professionismo un gran numero di futuri campioni tra i quali Alessandro Petacchi, Dario Guidi, Davide Cassani e Sonny Colbrelli. Arrivato a 80 anni, ha scritto un libro sulla sua vita e nell’era di Tadej Pogacar non cambia idea: il più forte di tutti è stato Eddy Merckx. “Adesso fanno i paragoni con Merckx. Pogacar è un signor corridore, un campione, ma i suoi avversari non sono all’altezza di quelli che aveva Merckx”.
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