REGGIO EMILIA – Dopo giorni di silenzio, la politica locale batte più di un colpo sull’ipotesi di chiusura del Reparto prevenzione crimine Emilia Occidentale con sede a Reggio, una delle 21 basi operative nazionali, che con i suoi 50 agenti serve anche le province di Piacenza, Parma, Modena e Mantova. I parlamentari Pd Andrea Rossi e Ilenia Malavasi hanno depositato una interrogazione per chiedere lumi al Governo. “Tale soppressione – scrivono – appare non solo ingiustificata, in quanto il reparto ha sede nei locali della questura e quindi rappresenta un costo nullo per il ministero, ma addirittura deleteria. La chiusura del reparto significherebbe la riallocazione di una cinquantina di agenti sottraendoli dalle operazioni di controllo stradale e destinandoli verosimilmente ad operazioni di natura amministrativa.
“La scelta del Ministero rispetto a questa sede è ad oggi priva di motivazione, oltreché palesemente in conflitto con le dichiarazioni pubbliche della maggioranza – aggiungono Rossi e Malavasi – motivo per cui siamo intenzionati a coglierne le ragioni e a chiedere eventuali misure compensative. Non è accettabile professare l’ordine pubblico e poi depotenziare i presidi sui territori, a meno di non voler generare un senso di insicurezza congeniale alla narrazione del Governo”.
In Regione la consigliera Stefania Bondavalli (capogruppo della lista Bonaccini presidente), con il collega del Pd Andrea Costa, ha firmato a sua volta una interrogazione per chiedere alla Giunta se vi sia l’intenzione da parte dell’istituzione di farsi portavoce presso il Governo, e in particolare presso il Ministero dell’Interno, delle istanze avanzate dai principali sindacati di polizia. “La possibile chiusura del Reparto Prevenzione Crimine di Reggio Emilia rappresenterebbe una scelta contro la sicurezza del nostro territorio. Che un Governo che fa della questione sicurezza un proprio vessillo e contemporaneamente paventi la razionalizzazione delle forze di polizia da destinare al controllo del territorio, lo trovo paradossale e difficilmente giustificabile. Soprattutto agli occhi dei cittadini che quel senso di sicurezza lo percepiscono forte quando possono ‘toccare con mano’ l’operatività del personale in azione sul campo”.
La questione è entrata anche nella campagna elettorale cittadina. Il candidato a sindaco della città del centrodestra Giovanni Tarquini prima sottolinea che “i reggiani vedono crescere sempre di più la condizione diffusa di insicurezza e la larga diffusione dei fenomeni criminali”, poi individua il “colpevole” della ipotizzata chiusura nell’attuale Amministrazione: “Purtroppo questa possibile chiusura è l’effetto di una politica sul territorio che nel tempo ha evitato di segnalare con forza la gravità della situazione. Non possiamo che ribadire che questo importante Reparto deve rimanere attivo e che la sicurezza dei Cittadini deve essere al centro dell’operato dell’Amministrazione comunale che ha pertanto il dovere di attivarsi quantomeno per evitare di perdere gli importanti presidi già presenti in città”.
Da destra a sinistra, Federica Zambelli (capolista di Sinistra in Comune, coalizione per Massari sindaco), ha invece chiesto spiegazioni ad Alessandro Aragona, leader provinciale di Fratelli d’Italia: “Renda conto ai reggiani dei tagli al corpo di polizia di Reggio Emilia effettuati dal governo Meloni. Il presidente provinciale di Fratelli d’Italia Alessandro Aragona diffonde a più non posso sui social foto del premier Meloni che onora il corpo di polizia nel giorno della sua festa nazionale, che prenda parola anche per spiegare alla città dei tagli che il suo partito al governo sta effettuando. E lo spieghi anche ai cittadini chi è che definanzia le forze dell’ordine. La retorica della destra e di certi comitati civici da molto peso alle forze dell’ordine. Tutti gli effetti dovuti alle tensioni sociali secondo loro si risolverebbero se a Reggio ci fosse una pattuglia ad ogni angolo. La realtà ci consegna però una fotografia dove un governo centrale continua a tagliare fondi per il personale, vedi la paventata chiusura dell’ufficio prevenzione crimine Emilia Romagna che ha sede in questura a Reggio. Discorso che va allargato al mancato potenziamento dell’ufficio passaporti e quello immigrazione, servizi che notoriamente sono sotto organico causando disservizi e ritardi nel disbrigo pratiche”.
La risposta di Aragona non si è fatta attendere: “Zambelli ci dà la possibilità di rimarcare, se ancora ce ne fosse bisogno, l’operato del Governo Meloni, il quale rappresenta, sotto questo punto di vista, una storica inversione di tendenza rispetto ai tagli operati in passato. Si pensi che solo nel 2023 sono state 15 mila, di cui 3500 in aggiunta al turnover, le assunzioni effettuate negli organici delle forze dell’ordine, e che altre migliaia di assunzioni sono previste con i prossimi concorsi pubblici già nel 2024. Aggiungiamo che con la Legge di Bilancio è stato stanziato un miliardo di euro per il rinnovo del contratto di comparto, a testimonianza di quanto la sicurezza pubblica e le esigenze dei nostri uomini in divisa rappresentino una priorità per le forze di maggioranza. Una priorità che sarà anche all’interno del programma di Fratelli d’Italia e del centrodestra nella imminente competizione amministrativa, a partire da un piano di edilizia agevolata per i nostri agenti, per anni richiesto dai sindacati di categoria e lasciato colpevolmente nel dimenticatoio dall’amministrazione uscente”.
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