SCANDIANO (Reggio Emilia) – Ogni anno, 1.500 persone a Reggio Emilia chiedono di poter essere sottoposte ad un intervento nell’ambito della cosiddetta chirurgia di parete, ad esempio per ernie inguinali o ombelicali. L’attività chirurgica è sempre stata diffusa sui sei padiglioni ospedalieri della provincia con un tempo di attesa medio di quattro mesi. A febbraio dello scorso anno l’avvio della riorganizzazione. I casi più complessi che richiedono il ricovero ospedaliero, come i laparoceli, ovvero le ernie che si sviluppano in una pregressa cicatrice chirurgica, sono eseguiti a Montecchio e a Castelnovo Monti. Al Magati di Scandiano sono stati concentrati gli interventi in day hospital. “Io prima mi occupavo di tutta la chirurgia, ma ho deciso di occuparmi solo di questo, perché di questo c’è bisogno – spiega Federico Biolchini, direttore della Chirurgia di parete dell’Ausl – Il discorso di centralizzare tutto in un punto è vincente perché più esperienza vuole dire anche più soddisfazione e gestire anche meglio situazioni impreviste”.
Lo scorso anno, da febbraio sono stati eseguiti 575 interventi in day hospital, il 93% dei quali a Scandiano. L’80% è stato effettuato in anestesia locale senza la presenza dell’anestesista. La concentrazione delle attività le ha rese anche più efficienti: “Hanno lavorato in particolare sul tempo di avvio del primo intervento che è una delle cose più critiche perché si tende a partire sempre più tardi in sala, un’altra limatura è stata fatta nei tempi di cambio tra un paziente e l’altro – sottolinea Maurizio Pocaforza, della gestione operativa dell’Ausl – In un anno noi facciamo gratuitamente 150 interventi di ernia inguinale in più, semplicemente perché è stato fatto questo lavoro”.
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