REGGIO EMILIA – L’assenza dal lavoro dei sanitari non vaccinati, ora sospesi dalle loro mansioni, si aggiunge a una carenza strutturale per alcune figure come gli infermieri. E chi resta al lavoro è costretto ai doppi turni.
“Gli operatori sono in difficoltà, perché è vero che sui 5mila dipendenti soggetti all’obbligo vaccinale ce ne sono circa 80 sospesi definitivamente. In realtà, le carenze di organico devono essere coperte da chi è in servizio”, ha spiegato Gaetano Merlino, della funzione pubblica Cgil.
Per i sanitari, l’obbligo vaccinale contro il Covid è già in vigore da aprile, ma per molti l’iter che porta alla sospensione se non vaccinati si sta concludendo ora. In totale, in Ausl sono più di 200 – tra infermieri, operatori socio sanitari e medici – i non vaccinati: per molti sono in corso gli accertamenti perché hanno deciso di presentare ricorso. A questo si aggiunge la scadenza dei contratti a tempo determinato, della durata massima di un anno, sottoscritti durante la fase acuta dell’emergenza. “Sono venute meno le condizioni di contratti in scadenza a ottobre e altri a novembre questo non aiuta”, ha aggiunto Merlino.
Tutto questo si riversa, con un effetto domino, su chi resta al lavoro: “I turni raddoppiano o si allungano, senza pensare poi che ci sono le normali sostituzioni per maternità o malattia”. La carenza dei medici è forte in alcuni settori: “Mancano anestesisti e medici del pronto soccorso. E’ una mancanza di figure sanitarie alla base”, ha spiegato il sindacalista.
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