REGGIO EMILIA – Forse mai come in questo periodo, in centro storico sono comparse tanti annunci di ricerca personale. Nell’era di Internet e dei social, il classico foglio appiccicato alla vetrina non perde il suo fascino né tantomeno la sua efficacia. Chi passa fa una foto, prende nota ed ecco che si può inviare curriculum con la propria foto.
Una ricerca di personale a tappeto che racconta le difficoltà del commercio a reperire le figure che servono e che sino a pochi anni fa piovevano spontaneamente. Oggi, la situazione è profondamente cambiata. Le caratteristiche ricercate? Tra gli annunci che abbiamo trovato si cercano giovani dinamici, patentati e disponibili a effettuare consegne. I settori sono trasversali, si cercano collaboratori nei bar e nei ristoranti anche etnici, nelle profumerie così come nei negozi di abbigliamento. Si preferisce chi ha esperienza e chi è disponibile a lavorare nei fine settimana.
Questo uno dei deterrenti: non c’è la corsa a lavorare di sabato e domenica. In via Emilia molte vetrine anche in posizioni di passaggio e sino a ieri di grande pregio, da tempo vuote e con il cartello “vendesi e affittasi”. La crisi e i rincari pesano sul commercio sia alimentare che extra alimentare. Chi è stato costretto a chiudere lascia un ultimo ringraziamento ai clienti che hanno sostenuto il suo lavoro.
Una recente rilevazione sugli associati di Confcommercio provinciale dice che il 31% delle imprese, dunque oltre tre imprese su 10 non riescono a trovare personale. Tanto che il presidente Davide Massarini ha lanciato un grido d’allarme richiamando la politica ad accelerare le azioni necessarie per famiglie e imprese. Anche Confesercenti si dice molto preoccupata e attraverso il suo presidente Dario Domenichini rileva il paradosso di ricerche che cadono nel vuoto mentre molte persone sono a casa con misure di protezione sociale come la Naspi o il Reddito di cittadinanza. A questo si somma la mancanza in molti casi di un ricambio generazionale per cui le imprese anche commerciali avviate dai genitori e che producono reddito non sono rilevate dai figli non interessati a impegnarsi in queste attività e che quindi vengono chiuse.
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