REGGIO EMILIA – Il 21 gennaio ricorre il centenario della nascita del partito comunista, frutto della scissione al congresso socialista di Livorno del 1921. Una separazione che sanciva differenze profonde nella sinistra italiana e preparava la sua sconfitta di fronte all’avanzare del fascismo. Torniamo a quegli eventi con un’intervista allo storico Mirco Carrattieri.
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Uno scontro sulle Reggiane, in concomitanza con la scissione al congresso socialista di Livorno del 21 gennaio 1921, mostra la grande diversità di opinioni fra la corrente comunista reggiana, legata al gruppo torinese Ordine Nuovo di Antonio Gramsci, e quella riformista di Camillo Prampolini e Giovanni Zibordi.
“Proprio di ritorno dal congresso livornese – spiega Carrattieri – uno dei fondatori del nuovo partito, Umberto Terracini, membro autorevole dell’Ordine Nuovo di Gramsci e Togliatti, già venuto a Reggio l’anno precedente durante l’occupazione delle Reggiane, torna nella nostra città, per chiedere agli operai di rifiutare la proposta, fatta dal partito socialista e dal sindacato, di salvare la fabbrica trasformandola in una cooperativa delle maestranze, una scelta ritenuta borghese e fuori dell’ottica del nuovo partito. Gli operai gli danno ascolto: al referendum del 28 gennaio, per poche decine di voti su quasi duemila vince l’opzione che rifiuta la trasformazione in cooperativa”.
922 voti a favore e 958 contrari. Il segretario della Camera del Lavoro, Arturo Bellelli, accusa i comunisti di aver usato metodi disonesti e diffamatori, questi ultimi replicano altrettanto duramente. Il 15 maggio 1921 le nuove elezioni politiche sono una delusione per tutti. Il partito comunista non riesce a presentare i suoi candidati nella circoscrizione reggiana, i socialisti, che solo due anni prima avevano ottenuto più del 70% dei voti, compiono una scelta auto-lesionista. “Il partito socialista aveva ottenuto un grande risultato nelle elezioni precedenti del 1919, ma nella primavera del ’21, quando Giolitti scioglie le Camere, Prampolini si rifiuta di partecipare a una contesa elettorale che vede minata alla base dalla violenza fascista. Alle elezioni del 15 maggio non vengono quindi eletti i 4 deputati socialisti reggiani, anche se i socialisti guastallesi vanno a votare. La Federazione viene sconfessata e sospesa addirittura dalla direzione massimalista e riaprirà solo alla fine dell’estate, un’estate caratterizzata però dalle scelte dei ras padani e dall’imporsi del fascismo violento e squadrista”.
Gian Piero Del Monte
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