REGGIO EMILIA – Dopo una lunga pausa, negli ultimi anni diverse aziende reggiane hanno intrapreso il percorso di quotazione in Borsa. Con quali risultati? Vediamo, cominciando da Cellularline.
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Profitti in crescita ma quotazioni a picco: è il bilancio, apparentemente paradossale, dei primi due anni di Cellularline a Piazza Affari. L’azienda fondata nel 1990 da Stefano Aleotti e Piero Foglio produce accessori per smartphone e tablet con risultati invidiabili in termini di redditività: i quasi 18 milioni di utili dell’anno scorso hanno permesso, in maggio, di distribuire più di 7 milioni di dividendi: 570mila sono andati all’amministratore delegato Christian Aleotti, 290mila al padre Stefano.
I passaggi chiave della storia recente di Cellularline sono tre. Il primo nel 2013, quando le famiglie Aleotti e Foglio vendono il 51% delle azioni per 90 milioni di euro a L Catterton, fondo del gruppo Luis Vuitton, conservando una quota di minoranza; il secondo nel 2017, quando gli azionisti si sono distribuiti 60 milioni di dividendi e riserve; il terzo nel 2018, con la quotazione in Borsa e il successivo passaggio al segmento Star.
Anche la tempesta Covid ha avuto finora un impatto limitato sui conti dell’azienda reggiana. Nei primi tre mesi dell’anno Cellularline ha registrato una lieve flessione dei ricavi, da leggere comunque considerando il fatto che il grosso delle vendite è concentrato nel periodo natalizio. Eppure Piazza Affari non sta premiando l’azienda di via Lambrakis. Le quotazioni sono scese da 10 a 5 euro, la capitalizzazione da 220 milioni a 110. Il valore di Borsa è ampiamente inferiore al patrimonio netto ma, secondo i manager, non è “pienamente rappresentativo” del valore di Cellularline. Intanto l’azienda reggiana continua sulla strada della crescita. L’ultima tappa in ordine di tempo, pochi giorni fa, l’acquisizione dell’80% della società svizzera Worldconnect per 15 milioni di euro.
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