CADELBOSCO SOPRA (Reggio Emilia) – Le storie belle sono fatte dagli uomini. Sessanta anni fa Anacleto Ligabue, titolare di un’impresa di opere navali, in ricordo della madre Carolina decise di scrivere la prima pagina di una di queste storie belle e finanziò la costruzione della casa della carità di Villa Argine.
Queste immagini eccezionali vennero girate il 4 novembre 1961 dall’operatore Mario Fontana: era il giorno dell’inaugurazione, alla presenza del vescovo Beniamino Socche. Un altro mattone della famiglia delle case della carità volute da don Mario Prandi a cominciare dal 1941. “Voglio lodare Dio con un certo stile – disse don Mario il giorno in cui venne ordinato sacerdote – Voglio dedicarmi agli umili, ai disgraziati”. Lo fece. Così come lo fanno da sempre e ancora oggi suor Emanuela, responsabile della struttura, che oltre ai 60 anni della casa festeggia i suoi 50 anni di vita religiosa, suor Marta, suor Silvia.
Sono loro e gli attuali 25 ospiti della casa, di cui solo 3 autosufficienti, i protagonisti di altre pagine belle di questo libro. All’inizio qui venivano ospitati tanti bambini senza famiglia, adesso si tratta soprattutto di anziani. La semplicità, ma anche la tanta commozione e la gioia nella povertà hanno contraddistinto la celebrazione per i primi 60 anni della casa nella quale è stato anche donato un pulmino dalla famiglia Caiumi.
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