CAVRIAGO (Reggio Emilia) – Sarà Massimo Zamboni, tra i padri del movimento punk-rock italiano e scrittore, giovedì sera alle 21 a inaugurare al Novecento la rassegna Len-in Multiplo.
Raccontando, cantando, suonando, scrivendo, componendo. E’ con le parole, o con il loro suono, che Massimo Zamboni ha percorso e percorre il suo cammino. Il musicista e scrittore figlio dell’Appennino reggiano aprirà, giovedì sera, la rassegna Len-in Multiplo: un percorso culturale che terminerà col trasferimento del busto originale realizzato nel 1922 al centro culturale di via della Repubblica.
Lo raggiungiamo mentre si trova a Bruxelles, reduce da un concerto in cui ha proposto un po’ di Cccp, un po’ di Csi e tanto di sé. Ci dice che l’essere a Cavriago e l’aprire questa rassegna è una forte emozione e una grande responsabilità. Sarà protagonista di uno spettacolo musicale ispirato al suo ultimo libro, uscito un anno fa per Einaudi, a sua volta ispirato proprio a Cavriago: “La trionferà”, dove racconta che lì ‘essere comunisti voleva dire usare testa e mani per costruire tutti assieme il proprio cinema, la propria balera, il proprio futuro, in nome dell’emancipazione dell’umanità’. “Vglio restituire a Cavriago un po’ di tutto quello che mi ha dato”.
Lo stesso busto di Lenin, donato al Comune dall’ambasciata a Roma dell’Unione delle repubbliche socialiste sovietiche e di cui in piazza c’è una copia è un simbolo: ma dello sguardo sul domani, dice Zamboni, non della nostalgia del passato. “Di contadini e artigiani che si sono sempre sentiti parte del mondo”. Rispetto alla guerra in atto siamo spettatori, dice, e non più cittadini. “Le decisioni vengono prese all’asciutto, in giacca e cravatta o con un maglione verde a collo alto, e poi alla fine le vittime sono sempre i civili”.
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