CAVRIAGO (Reggio Emilia) – Debora e Marcello arrivarono da Roma per sposarsi nell’unico paese del mondo occidentale in cui è esposto il busto di un leader sovietico. Era il giugno 2016, li unì Max Collini degli Offlaga Disco Pax, che sulla “piccola Pietroburgo” aveva scritto una canzone. Qualche mese dopo ci fu l’omaggio del coro dell’Armata Rossa, nel Reggiano per un concerto al Lime Theater delle Fiere.
L’ultimo grande appuntamento recente è stato nel 2017, i 100 anni dalla Rivoluzione Russa. Poi abbiamo rivisto ultimamente il busto in contesto Coronavirus, con indosso una mascherina. Nulla potrà eguagliare i raduni dei decenni scorsi. Tutto fatto in omaggio a una copia dell’originale, rimasto al suo posto per meno di 10 anni perché bersagliato dai vandali.
Il 19 aprile 1970, 50 anni fa, il bronzo di Lenin arrivò a Cavriago in piazza, che da allora si chiama con lo stesso pseudonimo di Vladimiro Ilic Ulianov. Fu un regalo da parte dell’ambasciata a Roma dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche in occasione del primo centenario della nascita del leader marxista. Era stato realizzato nel 1922 da operai dell’ucraina Lugansk e prima di approdare in Val d’Enza fu bottino di guerra per le truppe fasciste. Poi, venne la Liberazione e il Lenin di bronzo fu recuperato in Toscana e dato all’ambasciata.
Con Cavriago il legame era già speciale dal 1919: fu allora che Lenin lesse su L’Avanti l’ordine del giorno inviato dal circolo socialista del paese della Val d’Enza di apprezzamento e appoggio. E citò Cavriago in un discorso al Soviet di Mosca. “Il 19 aprile 1970 è quindi una data importante che ha segnato la nostra memoria collettiva e della quale i cavriaghesi hanno molti ricordi”, ha commentato a riguardo Martina Zecchetti, assessore alla Cultura.
Le ricorrenze quest’anno si intrecciano. Il 22 aprile cadranno i 150 anni dalla nascita di Lenin. Già da due mesi a Cavriago è attivo un comitato che sta mettendo a punto diverse iniziative culturali, a ora rimandate a fine emergenza. Tra queste, quella a più alto valore simbolico sarà la ricollocazione il prima possibile del busto originale nella sua piazza. Si trova nell’ex biblioteca del comune. “Perché tutto questo? Perché il busto rappresenta un pezzo della nostra storia, ci dice da dove veniamo e rappresenta i valori della nostra comunità, in particolare quello della solidarietà internazionale”, ha concluso la Zecchetti.
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