VENTASSO (Reggio Emilia) – Siamo al lago Calamone, alle pendici del Monte Ventasso, nel territorio dell’omonimo comune, sul versante della val d’Enza. La storia di questi luoghi affonda le radici nei secoli medioevali quando l’area riforniva gli eserciti di uomini e animali da impiegare in guerra. Tanto da essere chiamata ancora oggi “La Valle dei Cavalieri”.
“C’è una tradizione equestre perché questi cavalieri costituivano l’esercito del ducato di Parma il loro mestiere era fare la guerra e allevare i cavalli per la guerra – spiega Rachele Grassi dell’Ufficio turistico dell’Unione Montana – Ma l’allevamento dei cavalli c’è ancora oggi. Il cavallo del Ventasso è discendente di questi cavalli medioevali. Si trovano liberi al pascolo”.
“Il cavallo del Ventasso” è una razza meno conosciuta eppure storica e autoctona dell’Appennino reggiano, caratterizzata dalla grande resistenza. Presenza molto importante in passato, tanto da comparire prima nello stemma di Ramiseto e ora nel gonfalone del comune di Ventasso, la razza è stata salvata dal rischio estinzione negli anni Settanta del ‘900. Oggi ne prosegue l’allevamento e il suo utilizzo rappresenta un’opportunità per vivere la montagna in un modo diverso, per sostenere il turismo di settore e anche per fare sport. “E’ uno sport praticato e sta crescendo negli anni – sottolinea Ivan Guazzetti del ranch Balla coi lupi di Montemiscoso – Il nostro territorio ci offre la possibilità di permettere a tutti di divertirsi ci sono sentieri di lunghezza e durata che vanno bene per cavalieri alle prime armi e ci sono anche sentieri impegnativi e lunghe distanze per raggiungere posti meravigliosi del nostro territorio e lì serve una preparazione e un’abitudine a stare in sella!.
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