CASTELNOVO SOTTO (Reggio Emilia) – La morte del giudice Giovanni Falcone è un pezzo tragico della storia d’Italia. L’attentato a Capaci il 23 maggio del 1992, tra le macerie e il fumo si fermò la sua vita cinque giorni dopo il suo 53° compleanno. Assieme a lui morirono la moglie, Francesca Morvillo, e tre uomini della scorta: Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
Cinquecento chili di tritolo piazzati da Cosa Nostra sull’autostrada non riuscirono, però, a cancellare la sua eredità e il suo intenso lavoro grazie al quale è stata disegnata la geografia dell’organizzazione mafiosa e i suoi meccanismi. Nel trentennale dalla morte, a ricordarlo anche il libro “Il mio amico Giovanni” dell’ex presidente del Senato, Pietro Grasso, intervenuto ieri sera al palazzetto dello sport di Castelnovo Sotto.
La presentazione davanti a un pubblico attento e composto da tanti giovani. A loro l’autore ha raccontato chi era Falcone, la loro amicizia e le tante battaglie vissute al fianco di un uomo diventato il simbolo della lotta alla mafia. Grasso, assieme al sindaco del paese, Francesco Monica, ha poi consegnato una copia della Costituzione ai ragazzi nati nel 2004.
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