CASTELNOVO MONTI (Reggio Emilia) – Cinquanta anni fa moriva Pasquale Marconi, medico, antifascista, autorevole esponente della Democrazia Cristiana. Si deve a lui la creazione dell’ospedale Sant’Anna.
Marconi era nato nel 1898 da una famiglia povera della montagna reggiana. Fu allievo al seminario di Marola e poi al liceo classico di Reggio Emilia. Chiamato alle armi nel 1917 come autista, fu fatto prigioniero nella disfatta di Caporetto e internato in campi di concentramento in Polonia e in Germania. Rientrato a Castelnovo Monti, si laureò in medicina nel 1923 e trovò occupazione come chirurgo nell’ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, osteggiato nella carriera professionale per il suo dissenso con il regime fascista.
Si adoperò per l’apertura di un ospedale nel suo paese, giungendo all’inaugurazione nel 1931, con l’affiancamento di un sanatorio per la cura dei tubercolosi nel 1934. Il nosocomio era intitolato al principe Umberto. Ricostruito nel dopoguerra dopo un bombardamento, sarà poi ribattezzato S. Anna nel 1950. Pasquale Marconi aderì al movimento di Resistenza e partecipò alla costituzione del Comitato di Liberazione nazionale di Reggio Emilia. Nel suo ospedale curava segretamente partigiani feriti e disertori tedeschi. Si diede alla latitanza dopo l’eccidio nazifascista di Cervarolo del marzo 1944, da lui pubblicamente condannato. Diventò vice-commissario del comando unico delle forze partigiane della montagna.
Nell’Italia liberata fu eletto all’Assemblea Costituente nelle file della Democrazia Cristiana e rieletto più volte come parlamentare fino al 1963, membro della commissione Lavoro e della Commissione Agricoltura. Si dedicò al potenziamento del suo ospedale, partecipando attivamente alla vita politica provinciale e nazionale. Fu anche sindaco di Castelnovo Monti e di Vetto. Morì il 6 maggio 1972. Fervente cattolico, era soprannominato “il medico scalzo” per i sandali che aveva cominciato a portare fin dal 1934 dopo una settimana di ritiro spirituale a Monchio delle Olle, in Comune di Canossa.
Gian Piero Del Monte
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