REGGIO EMILIA – Il 22 settembre era stato arrestato. Si pensava che da lì a pochi giorni sarebbe stato a disposizione degli inquirenti reggiani, e invece la sequenza di date che ne è scaturita basta a rendere l’attesa infinta:
29 settembre, 20 ottobre, 27 ottobre, 24 novembre. E, adesso, 5 gennaio 2022.
Date di udienze e anche di slittamenti. E’ stata per l’ennesima volta rinviata, al 5 gennaio appunto, la decisione sull’estradizione di Danish Hasnain, zio di Saman Abbas e accusato di aver materialmente ucciso la giovane come atto finale di un piano orchestrato assieme al padre e alla madre di lei e a due cugini. L’uomo è accusato anche di sequestro e lesioni e omicidio.
Secondo le indagini, la famiglia non aveva accettato la scelta della 18enne di ribellarsi a un matrimonio combinato in
Pakistan. Un gesto di autonomia che andava punito. I giudici parigini hanno nuovamente accolto la richiesta dei legali del pakistano circa la richiesta, all’Italia, di un ulteriore “complemento d’informazioni” sulle modalità di applicazione di un’eventuale condanna all’ergastolo dello zio.
Nei casi di estradizione vige il principio della “doppia incriminazione”: in pratica, l’estradizione non è ammessa se il fatto che si imputa all’indagato non è considerato reato in entrambi gli ordinamenti, di quello del Paese che deve estradare e di quello del Paese che richiede l’estradizione. Un concetto che si estende anche al tipo di pena applicabile a quel reato. Dopo il vaglio del mandato europeo quindi, in virtù del quale Danish era stato arrestato dopo cinque mesi di latitanza alla periferia di Parigi, ora la corte francese ha voluto visionare altra documentazione prima della decisione finale.
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