REGGIO EMILIA – Diamanti come oggetto di investimenti apparentemente sicuri e fruttuosi. Operazioni che, per via della mancanza di trasparenza, e soprattutto per le inaffidabili quotazioni alla base dei collocamenti, hanno assunto i contorni della truffa. Almeno così, secondo un’indagine che ha visto la richiesta di rinvio a giudizio da parte della procura di Milano di 87 dirigenti e di cinque banche.
La vicenda risale al 2017, il processo però non è ancora partito ma sul fronte dei risarcimenti diversi sono stati i passi avanti. “Con alcuni istituti – ha detto Rino Soragni, presidente di Federconsumatori Reggio Emilia – una parte ha avuto risarcito il 100%. La stragrande maggioranza, quelli che erano clienti di Bpm, hanno avuto invece un risarcimento parziale, ma noi ci siamo impegnati per avvicinarci il più possibile a quanto all’epoca investito”.
A livello nazionale, i risparmiatori rimasti “scottati” sono stati circa 27mila, 951 dei quali seguiti dall’associazione reggiana che, finora, complessivamente è riuscita recuperare 16 milioni di euro, 12 dei quali riguardano gli assistiti clienti della Bpm che sono in tutto 780. Attraverso singoli accordi, a differenza di Unicredit, Banca Intesa e Monte dei Paschi di Siena, la Popolare di Milano ha pattuito risarcimenti tra il 50 e il 60% del capitale, più i diamanti, la cui consegna richiederà diversi mesi.
L’opportunità di arrivare a un rimborso totale di quanto investito è legata al fallimento della Idb, una delle due società che vendevano i diamanti attraverso gli sportelli delle banche. Parte della somma che il curatore riuscirà a realizzare dalla liquidazione del patrimonio societario potrà essere distribuita ai risparmiatori. “In queste settimane li chiameremo tutti – ha aggiunto Soragni – voglio però sottolineare che c’è tempo fino al 13 dicembre, quindi invito ad avere pazienza”.
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