REGGIO EMILIA – C’erano gli amici legati dalla comune, antica militanza nella Democrazia Cristiana, ma anche quelli conosciuti a partire dagli anni Novanta nel centrodestra. E anche avversari politici di un altro tempo, come Antonio Bernardi, segretario provinciale del Pci negli anni Settanta. E poi i parenti, gli amici, tutti insieme nella chiesa di Regina Pacis, in via Gorizia, per ricordare Emerenzio Barbieri, scomparso domenica a 78 anni a causa di un malore che gli è stato fatale. Si sono stretti attorno alla moglie Luisa, al figlio Francesco, al fratello Enea e ai nipoti. Commosso il ricordo di Pierluigi Castagnetti che, nonostante le diverse collocazioni sia all’interno della Dc, sia dopo la fine dello Scudocrociato, aveva conservato con Barbieri un rapporto assai stretto: “L’avevo iscritto io alla Dc. Era un personaggio particolare. A Reggio era un’istituzione. Era Emerenzio”.
Formatosi in Consiglio provinciale, approdato alla Camera nel 2001 con l’Udc e rieletto per altre due volte, l’ultima delle quali con il Pdl, Barbieri era sempre rimasto un democristiano della Prima Repubblica, un uomo schietto e gioviale, amante della politica intesa come confronto e mediazione basata sulle forme della democrazia, anche e soprattutto all’interno dei partiti. Così lo ha ricordato durante le esequie l’ex presidente della Camera Pierferdinando Casini: “Emerenzio Barbieri riempiva. Riempiva la vita delle associazioni, dei partiti, delle correnti di cui faceva parte. Era capace di entrare in contatto con tutti, di essere amico anche con tante persone che avevano idee diverse dalle sue”.