CORREGGIO (Reggio Emilia) – Una volta lasciata la guerra alle spalle, dopo aver affrontato un lungo viaggio, i profughi in fuga dall’Ucraina invasa dalla Russia si ritrovano in un Paese straniero senza più nulla. Tutti i Comuni della nostra provincia si stanno organizzando per accoglierli al meglio. “Si è attivata la rete di solidarietà, coordinata dalle istituzioni, composta dall’associazionismo locale”, sottolinea la vicepresidente della provincia e sindaco di Correggio Ilenia Malavasi.
A Correggio sono circa una decina le persone arrivate ad oggi e da martedì verrà aperto anche un centro di raccolta per i beni di prima necessità nei magazzini comunali. “Sono arrivati alcuni nuclei, ne arriveranno altri, io ho contattato tutte le persone ucraine che vivono sul territorio per sapere di eventuali arrivi, sono 213 persone nel nostro territorio”.
Una volta arrivati sul nostro territorio i profughi devono rivolgersi all’ufficio asilo politico della questura per essere identificati. C’è chi è già regolare, in possesso di un passaporto con timbro d’ingresso, e chi deve avviare il percorso di regolarizzazione. Chi li ospita deve comunicarlo al Comune entro 48 ore. Poi c’è la presa in carico da parte del servizio sanitario. “Un tesserino che vale 6 mesi, entro 48 ore vengono fatti i tamponi anti Covid e viene verificata la situazione vaccinale”.
Fortunatamente molti qui hanno parenti, amici o vicini di casa disposti a ospitarli, ma non tutti. Le richieste d’alloggio vengono gestite dalla Prefettura tramite i Centri di Accoglienza Straordinaria. “Circa un centinaio quelli subito disponibili, poi con una riorganizzazione degli alloggi se ne liberano altri”.
I Comuni chiedono anche di comunicare disponibilità di alloggi da parte dei singoli cittadini per eventuali esigenze future. L’ufficio scolastico provinciale infine ha predisposto l’inserimento a scuola di bambini e ragazzi. “Sono bambini che non conoscono la lingua, la priorità è inserirli in un contesto idoneo, se dovranno restare più a lungo si attiveranno percorsi e progetti, c’è la massima disponibilità da parte delle scuole”, conclude Malavasi.
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