REGGIO EMILIA – Le indagini sulle quattro case popolari occupate e i relativi canoni di affitto riscossi illecitamente da un gruppo criminale in viale Monte San Michele sono arrivate a un punto di svolta. Negli inquirenti è matura la consapevolezza di dover andare oltre il ruolo avuto dai tre che attualmente risultano indagati per truffa. Si tratta di cittadini italiani, persone abituate a galleggiare al di qua e al di là della linea della legalità e per questo in alcuni casi già note alle forze dell’ordine. Di certo – per gli elementi ad oggi noti – non una rete criminale di alto profilo. E proprio questo lascia più di un dubbio negli inquirenti. Hanno quindi agito da soli o sono solo il braccio operativo di un livello di azione più alto? E’ questa la domanda che muoverà i prossimi approfondimenti dell’indagine della Procura, che è ancora lontana dall’essere chiusa. Approfondimenti che cercheranno anche di capire se esistano legami tra quanto accaduto in viale Monte San Michele, dove due appartamenti sono tornati nel frattempo nella disponibilità di Acer, e altre situazioni di illegalità, a partire da quelle registrate in via Jacopo da Mandra a Santa Croce, nel quartiere Foscato e in Gardenia: tre immobili sempre del Comune e gestiti da Acer occupati da chi non ne ha diritto. Un elenco da cui è uscito di recente un appartamento della zona di via Compagnoni, nel frattempo liberato. Le indagini, è bene specificarlo, non coinvolgono personale di Acer né del Comune di Reggio, che si costituiranno parte civile in un eventuale processo.
Tornando a viale Monte San Michele, i controlli di Acer nel febbraio scorso hanno portato a denunciare una situazione che pensavamo non potesse appartenere al nostro territorio. Il modus operandi della banda è chiaro nella ricostruzione degli inquirenti: la segnalazione da parte di un basista “ben informato” dava il via alla ricerca di un potenziale inquilino (a sua volta vittima del raggiro), cui veniva offerto l’immobile a 500 euro al mese, con duemila euro di caparra, con tanto di contratto falso intestato a persone del tutto inconsapevoli, vittime a loro volta del furto dei documenti.
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