REGGIO EMILIA – Un papà ha un figlio in terza elementare. Riceve dalla scuola una lista che comprende con precisione cosa dovrà portare in classe il bambino il primo giorno di lezione :
8 quadernoni a quadretti 0,5 senza margine
5 quadernoni a righe di terza
1 righello da 10 cm
1 righello da 30 centimetri da tenere a scuola
una cartellina di cartone con elastico
una cartellina di cartone con elastico o con bottone da tenere a scuola con profondità di 5 centimetri per conservare piccoli lavoretti
un astuccio contenente due matite, una gomma, due colle, un temperino, pastelli, pennarelli, un evidenziatore forbici con punta arrotondata e 4 biro cancellabili: una rossa, una blu, una nera e una verde
un blocco di fogli bianchi tipo “schizza e strappa”
un paio di scarpe da ginnastica da tenere a scuola dentro ad un sacchetto appendibile
un pacco di fazzoletti di carta
In più, la scuola precisa che è bene tenere a casa colle, matite e pastelli di scorta in modo che i bambini possano andare sempre in classe con l’occorrente. Non si tratta di una scuola soltanto. Ormai, quasi tutti gli istituti elementari della nostra provincia si comportano più o meno così.
Il papà non cerca marchi particolari e spiegherà al figlio che l’uomo ragno per quest’anno può aspettare. Alla fine, però, la spesa è comunque di 117 euro. Manca ancora il grembiule e per chi va in prima elementare c’è l’incubo zaino che se dovesse riportare la faccia di qualche supereroe, costerebbe un occhio della testa.
I commercianti non hanno colpe, gli insegnanti neppure perché fanno di tutto per contenere le spese ma alla fine quella che ancora oggi è definita scuola gratuita, in realtà non è affatto così. Teoricamente, i 117 euro – che in certi casi sono molti di più – dovrebbero bastare per tutto l’anno. L’esperienza insegna però che nel frattempo i piedi crescono e le scarpe per la ginnastica a maggio non entrano più, che qualche biro si scarica, che i pastelli si riducono e vanno sostituiti e che non sempre i quaderni bastano. La cultura ha un costo: forse, sarebbe sufficiente abolire l’aggettivo “gratuita” associato alla scuola elementare, per essere almeno più sinceri.
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