REGGIO EMILIA – Rischia di provocare pesanti ricadute sociali la crisi del settore ceramico, alle prese con costi energetici sempre più alti e difficoltà negli approvvigionamenti di materie prime. Aspetti legati al confitto in Ucraina. Un allarme arriva dalla Cgil reggiana.
Il primo a dare il via alla cassa integrazione è stato il gruppo Romani, che negli stabilimenti di Roteglia e Rubiera conta circa 400 lavoratori. Di fronte a bollette del gas triplicate, già a dicembre e a gennaio le linee produttive erano state fermate per poi tornare in attività a febbraio. In vista c’è un nuovo stop, oggetto di un confronto a breve coi sindacati.
Per effetto dell’invasione dell’Ucraina, il prezzo del metano continua a volare compromettendo la sostenibilità economica delle imprese. Orientata a spegnere i propri forni c’è anche la modenese Panariagroup, che nella sede di Toano ha in forza 220 dipendenti. Altri 70, nella nostra provincia, interessati sempre da una domanda di ammortizzatori sociali, sono quelli della Fincibec, società di Sassuolo con un impianto a Roteglia. A Pratissolo di Scandiano c’è poi la Valtresinaro, con 30 lavoratori.
Sotto costante monitoraggio da parte delle aziende sono le scorte di materie prime, a partire dall’argilla, che in buona parte era di provenienza ucraina. Per attivare nuovi canali d’acquisto occorre tempo.
Leggi e guarda anche
Reggio Emilia Cgil reggio emilia caro bollette caro energia ceramiche reggianeGuerra ucraina e rincari bollette, il comparto ceramico è in ginocchio. VIDEO













