REGGIO EMILIA – Finora le maggiori aziende reggiane quotate in Borsa hanno reagito egregiamente all’aumento dei prezzi delle materie prime e alla corsa vertiginosa di gas ed energia elettrica. A dimostrarlo sono i conti del primo semestre 2022, approvati all’inizio di agosto. Partiamo dall’azienda più importante il gruppo Interpump. Con ricavi per oltre 1 miliardo di euro nei primi sei mesi dell’anno, Interpump ha registrato un margine operativo lordo di 242 milioni, in crescita del 14%. L’utile netto è aumentato dell’8% a 139 milioni.
In forte espansione anche il gruppo Comer di Reggiolo, fresco di acquisizione della tedesca Walterscheid Powertrain. In questo caso il margine operativo lordo ha raggiunto gli 84 milioni di euro, con un più 31%. Il risultato netto del semestre addirittura è più che raddoppiato, balzando a 48 milioni.
C’è poi l’Emak, che fra gennaio e giugno ha realizzato vendite per 368 milioni. L’azienda di Bagnolo non ha incrementato i margini, ma è riuscita comunque a confermarli: 54 milioni di margine operativo e 32 di risultato netto.
La capacità di alcune corazzate di mantenere e addirittura accrescere la redditività, però, non deve trarre in inganno. Per ogni grande azienda che riesce a reggere l’urto della corsa dei prezzi di gas ed energia elettrica, ce ne sono moltissime più piccole che vedono giorno dopo giorno svanire le condizioni economiche per proseguire l’attività. Gli allarmi lanciati in questi giorni dalle associazioni imprenditoriali sono eloquenti. Da Unindustria a Concooperative, da Cna e Lapam a Confcommercio, tutte hanno chiesto alla politica interventi immediati e misure efficaci, prima che sia troppo tardi.
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