REGGIO EMILIA – “Se ci fermiamo, ad esempio una settimana, chi riempie gli scaffali dei supermercati?”. A porre la domanda è il presidente di Transcoop, Edo Ferrari, con l’intento di evidenziare la delicatezza del momento e il senso di responsabilità della propria realtà.
Il fermo dei tir contro il caro gasolio annunciato nelle ultime ore dalla sigla Trasportounito, a partire da lunedì, non raccoglie il sostegno delle maggiori associazioni di categoria e delle aziende più strutturate del settore. Non aderirà allo stop, ad esempio, il colosso reggiano che nonostante il periodo di difficoltà per tutto il comparto si dice animato da senso di responsabilità e pronto a dialogare con il Governo. “Abbiamo consegnato alimentari e farmaci a Codogno nella fase della zona rossa – ha detto Ferrari – figuriamoci se possiamo creare problemi alla collettività in un altro momento complicato come quello attuale. Noi non aderiremo, non facciamo parte di questa sigla. Contiamo in un dialogo con il Governo e martedì avremo un incontro con il sottosegretario Bellanova”.
Transcoop può contare su 900 mezzi tra furgoni e tir: un pieno di gasolio costa in media, rispetto a qualche settimana fa, circa 500 euro in più a veicolo. E non è la sola voce a essere lievitata nel bilancio della società cooperativa: “Da inizio anno – dice Ferrari – tra gasolio, costi delle macchine e costi di officina abbiamo registrato un +35% delle spese di gestione”.
L’auspicio è la riduzione delle accise sul carburante da parte del Governo: “Sì perché non possiamo farci carico di questa situazione, non possiamo chiedere aumenti alla clientela. Adesso deve intervenire l’esecutivo”. Transcoop, nata nel 1980, ha 120 dipendenti: 215 sono quelli delle imprese socie.
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