REGGIO EMILIA – Governo e aziende energetiche sono ai ferri corti per la tassazione degli extra profitti su gas ed energia elettrica. Dal contributo straordinario contro il caro bollette, l’esecutivo contava di incassare 10 miliardi di euro. Ma al 30 giugno scorso, data entro la quale le aziende avrebbero dovuto versare il 40% della somma dovuta, nelle casse dello Stato era entrato appena 1 miliardo.
Iren, ad esempio, ha stimato di dover versare 31 milioni di euro su base annua, interamente contabilizzati nei conti del primo semestre. Ancora più magro il gettito che l’erario ricaverà da Hera: circa 25 milioni, che secondo l’azienda dei servizi di Modena, Bologna e della Romagna potrebbero essere anche meno. Per due società del gruppo, Hera ha versato il 40% di 22,5 milioni di euro, ma sta già preparando l’istanza di rimborso. Tra i colossi, Eni ha stanziato 550 milioni, Enel 100 e Edison 78. Somme lontanissime da quelle previste dal Governo, tanto che il presidente del Consiglio Draghi, nei giorni scorsi, ha usato parole di fuoco.
Le aziende del settore, da parte loro, respingono le accuse di elusione e sostengono che è stato il Governo a prendere lucciole per lanterne. E’ stato il ministero dell’Economia e delle Finanze, dicono, a stimare 40 miliardi di euro di extraprofitti su gas ed energia elettrica che, tassati al 25%, avrebbero dovuto generare un gettito di 10 miliardi. Ma gli extra profitti, sostengono le aziende energetiche, sono in realtà assai più modesti perché i prezzi di produzione o di approvvigionamento delle materie prime sono aumentati in modo vertiginoso.
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